L'enciclica centesimus anno, citando gli effetti del consumismo propone di riaffermare una gerarchia di bisogni: prima i bisogni spirituali e poi bisogni materiali. Solo in questa dimensione ci orienta su "essere" e non su "avere".
L'uomo è visto come un consumatore di beni, in pratica un soggetto che vive per consumare e non viceversa.
Quanti ormai, fanno il passo più lungho della gamba indebitandosi fino a raggiungere soglie di povertà spaventosa?
Ho scoperto che esiste il "marketing del desiderio" e che viene usato dai pubblicitari.
Si cerca un desiderio diffuso, si trova il modo di mettere in rapporto il desiderio e il prodotto da vendere, si costruisce così un ponte, su cui il cliente passa per appagare il suo sogno ritrovandosi poi con un illusione sterile, perchè quel sogno non si avvera, ma in compenso l'uomo spesso si indebita.
Quindi noi non compriamo yogurth, ma compriamo salute e benessere, non compriamo un auto per spostarci, ma compriamo prestigio e importanza, non compriamo un dentifricio per pulire i denti, ma compriamo bellezza e voglia di conquista, non compriamo un amaro, ma compriamo voglia di avventura, non compriamo una crema per evitare che la pelli si secchi, ma compriamo una crema che ci faccia sembrare più giovani...in pratica spendiamo soldi per avverare sogni..che poi non si avverano mai.
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